Macron si è recato in visita da Purin a Mosca e Scholz è volato a Washington da Biden. I leader europei sono alle prese con l'esigenza di favorire una de-escalation fra le due superpotenze planetarie contrapposte sul fronte dell'Ucraina, con reciproche accuse. Una possibile invasione russa dell'Ucraina, secondo Biden, e l'avanzata della Nato al confine russo-ucraino, secondo Putin, alimentano i dissapori tra Mosca e Washington. E in questo quadro d'instabilità al confine orientale, la dipendenza energetica dei Paesi dell'Unione europea dalle forniture di gas russo, rivelatesi meno vantaggiose che in passato se non causa dei recenti stress da rincaro delle bollette energetiche nelle economie dell'Unione. Le dispute energetiche tra la Russia e l’Ucraina hanno messo il Vecchio Continente di fronte alla dura verità di dipendere troppo da Mosca. Eppure, non è una novità assoluta. In particolare, possiamo ricordare quando molti Paesi europei, nel 2009, sono rimasti a secco a seguito di una disputa sui prezzi tra Gazprom e Naftogaz (società nazionale del gas e petrolio dell’Ucraina). La storia si è ripetuta nel 2014, a causa della guerra civile ucraina e l’annessione della Crimea da parte della Russia. E di recente la disputa tr Ucraina e Russia ha inevitabilmente causato un taglio delle esportazioni russe verso l’Ucraina, e l’Europa si è ritrovata di nuovo con forniture rincarate.
Sono questi gli argomenti che, tra gli altri, hanno animato i colloqui tra Macron e Putin a Mosca e del cancelliere Scholz da Biden a Washington. Dal successo delle iniziative di dialogo per favorire una soluzione diplomatica e pacifica al confine ucraino, potrebbe giovarne la ripresa delle conomie europee, altrimenti minacciate da temibili spirali inflazionistiche e instabilità politiche.