L’attività professionale di Vito Vacca sul tema dei Fondi Europei si protrae da oltre 30 anni; tra l’altro è stato Team Leader e Key Expert in Programmi (EuropeAid, IPA, Twinning, ENPI, Jaspers, FWC) di Assistenza Tecnica della Commissione Europea in diversi Paesi comunitari. Ha collaborato con Università e Business School in Italia ed all’estero ed è stato Vice Presidente dell’Associazione Italiana Formatori (AIF).
Lo abbiamo intervistato sull'iter del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e gli sviluppi che ne conseguono per l'Italia.
Alessandro Mauriello
Nel Settembre 2021 ha pubblicato una monografia sul PNRR, come vede l’attuale situazione del Piano Nazionale?
L’Italia è l’unico Paese europeo ad aver chiesto per intero lo quota relativa ai prestiti per 122 miliardi di Euro, che va a sommarsi ai quasi 70 di sovvenzione da non restituire. Un totale che supera i 190 miliardi, che assolutamente non sono utilizzabili nei cinque anni previsti da Luglio 2021 a Giugno 2026.
Bene ha fatto il Portogallo (che ha somme molto minori da utilizzare) a chiedere a Bruxelles una rimodulazione complessiva dei tempi dei PNRR nazionali nei diversi Paesi europei.
Di recente ha pubblicato un libro sulla Programmazione Europea 2021-2027, cosa pensa della nuova programmazione?
Attualmente vi è una forte criticità determinata dalla somma delle attività da realizzare in questi mesi:
chiusura della Programmazione 2014-2020 entro Dicembre 2023; impegno straordinario sul PNRR;
partenza operativa del Periodo 2021-2027 con almeno due anni di ritardo nei primi mesi del 2023.
La Pubblica Amministrazione è pronta per affrontare queste sfide?
Venti anni di tagli lineari e di blocco delle assunzioni hanno indebolito la nostra PA; negli ultimi due
anni c’è stata un’inversione di tendenza con il varo di una serie di concorsi e procedure di reclutamento, ma siamo ancora in forte ritardo. La PA italiana deve essere vista (e percepita) come un investimento per far funzionare meglio la macchina pubblica nell’interesse di tutti i cittadini.
Quali sono i temi su cui dobbiamo investire di più nella Nuova Programmazione europea?
Sicuramente gli investimenti legati all’ambiente, al clima, alla sicurezza energetica sono predominanti nell’agenda di questi anni. D’altro canto, la pandemia ci ha insegnato a caro prezzo che bisogna rafforzare la sanità a tutti i livelli di intervento con risorse adeguate.
In chiusura, voglio ricordare che senza rafforzare la capacità progettuale (e gestionale) sarà molto
difficile poter riuscire ad utilizzare le ingenti risorse disponibili nei tempi previsti dalle attuali norme europee.