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Le ambizioni degli europeisti democratici. Intervista a Lia Quartapelle

05-04-2023 13:27

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Le ambizioni degli europeisti democratici. Intervista a Lia Quartapelle

La deputata del Partito democratico, già responsabile Esteri della segreteria, risponde alle domande della nostra senior analyst Patrizia Gallo

Intervista a Lia Quartapelle, eletta in Lombardia per il Partito democratico, già responsabile Esteri della segreteria. 

a cura della senior analyst Patrizia Gallo

 

Abstract With the Foreign Affairs manager of the PD to discuss the most relevant topics on the agenda for our country. From the war in Ukraine, to the explosive situation in Iran, to requests for the protection of women's rights, to relations between Europe and Africa and to possible solutions for the arrival of migrants, to the new role of women in politics, concerns over the choices of the right-wing government, Italy's strategic position in Europe. Up to the innovative proposal of the German Minister of Foreign Affairs, Annalena Baerbock on feminist foreign policy.

 


1 -Il profilo europeista al quale informa da sempre il suo impegno politico come si concilia con i nuovi scenari che si preparano per l’Unione nei prossimi semestri?
A più di un anno dall’inizio della guerra di Putin in Ucraina e in vista delle elezioni europee del 2024, è il momento che i leader politici europei chiariscano qual è il loro progetto per il futuro dell’Europa. Lo scontro ad oggi è tra due idee diverse di rapporti tra Stati: come ha scritto il professor Timothy Snyder, c’è l’idea imperialista di Putin, della sottomissione degli Stati confinanti, e c’è l’idea della confederazione tra Stati, in cui gli Stati negoziano in forma pacifica i propri interessi, che è l’idea che tiene in piedi l’Unione europea. Per questo credo che le sfide che abbiamo davanti richiedano un’Europa più integrata anche in senso federale. Dovremo prendere decisioni ambiziose sulla difesa comune, sulla politica estera comune, sul rafforzamento degli strumenti propri dell’Unione per affrontare insieme transizione energetica e sfida climatica.
2- La politica estera dell’Unione ha nell’impegno a fianco dell’Ucraina una mission storica che prevede l’adesione di Kiev ad una Ue dei prossimi decenni. La Russia riuscirà a bloccare questa che si presenta de facto come una attrazione fatale e fortemente voluta dalla maggioranza degli ucraini?
Penso che la grande sfida nei prossimi mesi sarà proprio quella di arginare la possibilità che la Russia possa bloccare la volontà del popolo ucraino e le scelte del suo governo. L’Ucraina è uno stato sovrano e come tale deve poter scegliere il proprio futuro da sé. Il popolo ucraino ha già dimostrato il futuro che desidera a Maidan nel 2014 e lo ha ribadito sventolando la bandiera europea accanto a quella ucraina nella Kherson liberata. Ora spetta all’Europa sostenerli e accompagnarli in questo cammino.
3 - Non crede che la diplomazia intereuropea dell’Italia debba mirare a creare un fronte Sud dell’Unione che focalizzi il rapporto con la sponda nord dell’Africa come un main theme dell’agenda europea dei prossimi decenni?
L’Italia dovrebbe sempre avere tra le questioni prioritarie della propria agenda il rafforzamento del rapporto con i paesi africani. Un buon rapporto aiuta infatti a migliorare le politiche economiche e migratorie sia dei paesi africani che dell’Italia stessa. Per migliorare questo rapporto, un dialogo intereuropeo con il fronte Sud dell’Unione potrebbe aiutare, per interessi e soluzioni comuni.
4 -Sul fronte migratorio, cosa crede sia auspicabile per l’Italia nei prossimi anni? Lo Ius Soli verrà mai approvato in Italia?
Considerando i recenti sviluppi sullo scenario internazionale, penso che sul fronte migratorio l’Italia debba avere un ruolo protagonista sia nello svolgimento di incontri istituzionali con gli attori coinvolti sia nella partecipazione di un dialogo europeo per proporre una soluzione
multilaterale. Penso ad esempio alla complicata situazione tunisina: anziché risolvere il crescente flusso migratorio con uno scambio tra soldi del FMI e controllo dei flussi migratori (come ha proposto il Ministro Tajani); dovremmo instaurare un dialogo propositivo sia con il governo tunisino che con partner europei. Per quanto riguarda l’Italia, penso che sia urgente e necessario approvare una legge sullo Ius Soli, ma con questa maggioranza di governo non lo vedo come scenario probabile. Dall’opposizione faremo pressione affinché si possa aprire un dibattito sulla necessità di una nuova legge sulla cittadinanza.
5 -Il suo impegno femminista in questo periodo è concentrato in modo particolare sulla situazione esplosiva in Iran. Può spiegarci cosa intendete fare in concreto, quali iniziative intraprenderete per aiutare quel Paese, e in particolare le sue donne?
A seguito di un incontro che ho avuto con attiviste e attivisti iraniani, da gennaio 2023 ho deciso di attivare una campagna di patrocinio politico per i manifestanti iraniani condannati a morte.
Questa campagna, a cui hanno partecipato anche altri 80 parlamentari, ha lo scopo di amplificare la voce dei manifestanti e continuare a mettere luce su quanto sta accadendo. Oltre ad aver costruito questa campagna, siamo riusciti ad incontrare l’Ambasciatore della Repubblica d’Iran in
Italia, al quale abbiamo sollecitato le nostre preoccupazioni, richiedendo sia il rilascio immediato per coloro che hanno manifestato pacificamente, sia la presenza degli ambasciatori ai processi per poter verificare che vengano rispettati i diritti degli imputati.

6 - Abbiamo tutti negli occhi l’immagine di Draghi in treno verso Kiev con Scholz e Macron. Sembrò un cambio di paradigma con un approccio neotrilaterale rispetto al tradizionale asse franco-tedesco. Lo ritiene ancora proponibile e auspicabile?
Sì, lo ritengo ancora auspicabile. Dopo la firma del Trattato del Quirinale del 26 novembre 2021 e la sua entrata in vigore lo scorso 1° febbraio, il tradizionale assetto europeo - in parte dominato dall’asse franco-tedesco - si è trasformato. Dal 2021 infatti la cooperazione tra Italia e Francia si è
rafforzata (specialmente nell’ambito culturale e industriale) e continuerà a migliorare negli anni a venire.
7 - Il nuovo protagonismo della generazione dei quarantenni in Partiti guidati da leader femminili è un salto in avanti sostanziale della politica italiana. Quali sono i caratteri distintivi delle politiche che propongono due leader come Meloni e Schlein nel terzo Paese dell’eurozona?
Meloni e Schlein si presentano come due leader forti che portano avanti istanze ben definite in contrapposizione tra loro. Rappresentano due idee di Italia totalmente divergenti, quella meloniana atta al tradizionalismo e quella schleiniana atta al progressismo. Per quanto abbiamo assistito finora, le politiche portate avanti dalla Premier sono state spesso caratterizzate da battaglie puramente ideologiche, prive di un ragionamento vero e proprio. Per quanto riguarda Schlein, bisognerà aspettare almeno la composizione della nuova segreteria per osservarne le politiche.
8 - In conclusione dell’intervista la sua opinione sulle linee programmatiche del recente documento di Annalena Baerbock sulla politica estera femminista in Germania.
Ho letto con grande interesse il documento sulla politica estera femminista di Baerbock. Ritengo che questo documento contenga delle linee guida programmatiche che si dovrebbero implementare anche per la politica estera italiana. In particolare, ciò che ha colto il mio interesse è stato il riferimento al “gender-budgeting,” atto a promuovere progetti di politica estera focalizzati sulla disuguaglianza di genere; e le linee guida sulle modalità di lavoro per gli uffici del Ministero, estremamente all’avanguardia e direzionate verso una reale parità di genere (ad esempio, favorire l’utilizzo del congedo di paternità o fare dei programmi di formazione per il personale sulle competenze di genere).


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