Viviamo un passaggio della storia globale che tenderà a ridefinire il sistema mondo, i suoi confini, i suoi rapporti politico-diplomatici, la geopolitica e la geo-economia, riferendoci alle vicende odierne della guerra in Ucraina, fino alla crisi sanitaria da Covid 19.
Fattori che influenzeranno la costruzione comunitaria, i sistemi istituzionali di tale costruzione, i paesi membri, e i ruoli delle classi dirigenti a compiere quella svolta, tanto auspicata dal Manifesto di Ventotene, e intravista nello spirito con il Next Generation Ue, programmi di ripresa e resilienza, declinati da ogni paese membro per ricostruire lo sviluppo economico.
Proveremo ad analizzare questi sistemi complessi nello spazio Europolitiche, attraverso lo sguardo lucido di un commentatore importante nel dibattito delle idee , come il prof. Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Aseri, docente in Relazioni Internazionali presso l’ateneo milanese della Cattolica.
Professor Parsi, esce i questi giorni il suo ultimo saggio Titanic. A suo avviso, come cambieranno gli scenari globali alla luce della guerra in Ucraina?
Siamo in un quadro, molto complesso e multifattoriale.
Mi spiego:l’ordine internazionale è stato influenzato in modo certo dalle vicende ultime della guerra in Ucraina, ma bisogna tenere conto anche di altri fattori che partono in ordine temporale ben prima, come la crisi finanziaria del 2008, con la gestione della situazione ellenica, e chiaramente la crisi sanitaria mondiale, causata dal Covid 19.
Tutto ciò ha ricombinato i rischi e gli effetti non solo economici, ma soprattutto la dimensione politica con conseguenze forti sulla globalizzazione, sulle società aperte, sulle catene del valore, sui mercati di sbocco, e sugli approvvigionamenti.
Il quadro di cambiamento ha dato un altro effetto che descrivo in altri miei lavori:
- la vulnerabilità nei processi globali delle istituzioni internazionali, impegnate nel coordinamento e nella cooperazione di policies.
- Il conflitto tra democrazia e mercato, le tendenze oligopolistiche di alcuni paesi.
Accanto ai fenomeni descritti, come può la geopolitica del sistema mondo governare tali processi?
Guardi, con analisi e lucidità bisogna prendere atto, come le dicevo, dei cambiamenti strutturali , con forme di capitalismo differenti rispetto alla letteratura che noi conosciamo, si guardi alla Cina.
Da qui agire invece sulla divergenza, e producendo politiche per gestire tale scenario, superando l’illusione della convergenza con paesi ad assetto non liberale.
Dobbiamo inoltre interrogarci sui valori politici della reciprocità, e sul concetto di interdipendenza, sulle prospettive di nuove relazioni internazionali tra potenze; Russia e Usa sono su un piano inclinato.
Inoltre dobbiamo interrogarci sul consolidamento e preservazione di società aperte.
La guerra di Putin, riporta in questo quadro a essere la Politica la questione centrale dei sistemi globali, oltre l’economicismo costruito negli anni passati anche in Europa. E far cogliere alle classi dirigenti la sfida della costruzione dell’Ue, nella sua complessità, oltre la sovranità nazionale.
A proposito di costruzione comunitaria, ritiene possa accellerare anche a causa delle minacce al confine orientale?
Iniziamo col dire che vi sono paesi membri che stanno vivendo a livello istituzionale delle torsioni autoritarie, guardiamo ai risultati in Ungheria di Orban, con le sue relazioni diplomatiche con Putin .
Altro elemento da tenere in conto è la fine del fronte di Visegrad, con l’esigenza di trovare un nuovo assetto alla nostra costruzione comunitaria, senza nulla di scritto ma con le grandi opportunità da cogliere in termini di ridisegno generale delle istituzioni, della difesa comune, della strategia comune per l’energia e lo sviluppo sostenibile, e per la sanità, con processi di vera inclusione/ solidarietà tra i paesi membri.
Questi passaggi inoltre vengono descritti nel mio ultimo libro, dal titolo Titanic, il naufragio dell’ordine liberale. Lavoro di elaborazione, rielaborazione, approfondimento di attività che partono da molto lontano con i miei 5 anni di ricerche dall’edizione precedente.
Alessandro Mauriello @europoltiche