Tutto era cominciato quando martedi 14 febbraio la Saudi National Bank aveva deciso di “non fornire altra liquidità” al Credit Suisse, avendo scoperto, a suo dire, “debolezze sostanziali” nei suoi processi di rendicontazione finanziaria. La crisi di liquidità, il prezzo delle azioni sceso ai minimi storici e la notevole perdita di fiducia da parte degli investitori, avevano scatenato il panico per un terzo eventuale fallimento di una banca sistemica a livello globale, dopo le statunitensi SVB e First National.
La crisi e i timori
Per giorni, il destino del Credit Suisse è stato legato all'iniziativa di salvataggio della Banca Nazionale Svizzera (BNS). L'importanza della salvaguardia sistemica sia della rete creditizia globale che della reputazionedella piazza bancaria svizzera, hanno evitato repliche della crisi del 2008 innescata dal fallimentio di Lehman Brothers. I massimi rappresentanti della politica e delle autorità di vigilanza hanno infatti negoziato per giorni con i vertici di Credit Suisse e di UBS, candidata ad acquisirla, al fine di evitare un clamoroso fallimento dell'istituto di Zurigo. E la moral suasion della BNS sulla banca svizzera UBS per l'acquisizione della banca, storicamente rivale, in crisi alla fine ha sortito gli effetti sperati.
La soluzione
Scartata a Berna la nazionalizzazione di Credit Suisse e dopo una prima offerta di UBS per acquisirla giudicata insufficiente, il 19 marzo si è appreso con certezza che UBS ha infine rilevato Credit Suisse per tre miliardi di franchi pari a circa 3 miliardi di euro, caricandosi della responsabilità di perdite fino a 5 miliardi di franchi ma ottenendo una garanzia statale sulle perdite di 9 miliardi di franchi e impegni di liquidità fino a 200 miliardi di franchi.
Dopo tutto, Credit Suisse è uno dei maggiori gestori patrimoniali al mondo ed è una delle 30 banche di importanza sistemica globale il cui fallimento avrebbe scosso il sistema finanziario internazionale. Per questo, l'Autorità svizzera di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) ha accolto con favore la soluzione di acquisizione e le misure adottate dal Governo federale e dalla Banca Nazionale Svizzera.
Un respiro di sollievo si è levato in tutto il mondo.
Le reazioni nell'Unione
Nell'Unione la Banca centrale europea (Bce), il Comitato di risoluzione unico dell’Ue e l’Autorità bancaria europea (Eba) hanno accolto favore la fusione. Il settore bancario europeo è “resiliente, con robusti livelli di capitale e liquidità”, hanno affermato, salutando le misure intraprese fino al 19 marzo dalle autorità svizzere "per assicurare la stabilità finanziaria”.
Lagarde, ha inoltre tenuto un incontro il 20 marzo con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e il presidente della Bei, Werner Hoyer. Lagarde stessa aggiornerà I capi di Stato e di governo dell’Eurozona nel Consiglio di venerdi 24 marzo.
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